“Alla Principessa Maria Felicita di Savoia (1730-1801), a Lei, sorella di Vittorio Amedeo III e fondatrice del Convitto, il riconoscimento del nome di quell’Istituto che fortemente volle e realizzò”.
Una dedica rivolta alla Principessa Maria Felicita di Savoia, che fortemente volle e realizzò nel 1786 il Convitto.
È probabile che Madama Felicita, come iniziava a essere conosciuta in quegli anni, abbia dato ascolto a questo suo sentimento perfettamente corrisposto dal suo confessore, padre Giovanni Battista Canaveri, noto per il successo nell’oratoria sacra, lo zelo e la pietà. Egli era infatti impegnato a promuovere opere di carità, e suggerì la creazione di un luogo che esprimesse allo stesso tempo la carità della chiesa e la munificenza della casa reale: un istituto posto sotto la tutela sabauda che ospitasse vedove, nubili aristocratiche e borghesi impoverite.
Acquistata la proprietà nel settembre 1786, Madama Felicita chiese al fratello Vittorio Amedeo di emanare una patente di riconoscimento del “Regio Convitto delle vedove nobili e di civile condizione” e di pubblicarne il regolamento, il che avvenne il 27 ottobre 1786.
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